Sono stata una bambina e una ragazza di città e questo continua ad essere l’ambiente che conosco meglio, ma per fortuna sono anche stata una bambina che ha incontrato e amato alberi, da cui ho imparato tanto. Come il ciliegio nel piccolo giardino in Francia sul quale lo zio aveva montato un’altalena, che usavo non tanto perché amassi dondolarmici, ma perché mi permetteva di arrivare ai rami per starmene in quiete e anche per fare scorpacciate imbarazzanti di ciliegie.
Oggi conosciamo tutti bene come gli alberi possono fare la differenza nella qualità delle nostre vite negli ambienti urbani, mitigando le temperature, migliorando l’aria, accrescendo biodiversità con ciò che generano e ospitano. Ne conosciamo le molte intelligenze, che spesso usano con maggiore competenza di noi. Sappiamo che ne abbiamo bisogno, uno smodato bisogno, tanto che le città più lungimiranti hanno investito sugli alberi, moltiplicandone e anche onorandone la presenza, mentre altre li hanno decapitati o abbattuti, non sempre con criterio.
I recenti nubifragi, a cui siamo sempre più impreparati, mostrano tra l’altro una quantità incredibilmente dolorosa di alberi caduti. La narrazione può sottolineare aspetti diversi: ci sono gli alberi che distruggono, gli alberi che interrompono percorsi e costringono a deviazioni, gli alberi a cui stare lontani perché improvvisamente in pericolo di caduta. Ma nella narrazione occorre fare attenzione, perché gli alberi non sono ciò che distrugge o uccide, ciò che è pericoloso o va evitato. Non sono ciò di cui avere paura. Gli alberi sono e restano vita e quando si trasformano in altro non dipende da loro, ma da come abbiamo forzato la nostra presenza, limato le loro radici, indebolito la loro stabilità.
I parchi devono chiudere se non sono sicuri, certo, ma dobbiamo avere cura di come ne parliamo e soprattutto utilizzare queste occasioni per ripensare la presenza degli alberi nelle nostre città e la nostra relazione con loro, perché torni il più possibile in equilibrio prima che sia troppo tardi, che già lo è.
MG
