Lo spazio di un filo d’erba

Ci sono spazi scolastici all’aperto che offrono possibilità. Possibilità di seminare orti, possibilità di piantumare, possibilità di allestire aree con materiali naturali che rendono tutto attraente, bello, diverso. Ma le dimensioni di uno spazio, la quantità di verde e la bellezza strutturata di un “angolo dedicato” non offrono più possibilità di fare educazione all’aperto rispetto ad un piccolo luogo. Educazione all’aperto è anche l’aiuola di un’area urbana, uno spazio incolto nel giardino condominiale, l’angolo selvaggio del parco cittadino, il verde che si incontra ai margini di una passeggiata.

Poco importa se allestiamo giardini scolastici con tende indiane e cucine di fango se non abbiamo imparato a vedere la bellezza resiliente di un filo d’erba, le domande di un bastone, le intelligenze nel gioco libero di un bambino. O le intelligenze di un luogo, anche piccolo, anche apparentemente spoglio e vuoto.

Un bambino non vede il vuoto nella foglia raccolta per strada, nella formica che trasporta una briciola di pane o nella nuvola che cambia colore. Educazione all’aperto non è un arredo naturale, non è uno spazio definito, è un pensiero che esplora e si struttura fuori. Semplicemente fuori, perché “anche la natura con le sue diverse tracce è là, è fuori, più o meno nascosta, ingaggiata ma filtrante dalla gabbia urbana, confinata in spazi chiusi come parchi e giardini oppure libera e selvaggia…” (Francesca Ciabotti, Fuori,2015). Prima di strutturare foreste dovremmo imparare da un filo d’erba.

Filo d’erba 1

SV