Due gemelle di 10 anni, due punti di vista diversi sullo stare in natura. Perché non c’è un solo modo possibile.
Il punto di vista di Lucia, esploratrice estrema
Quando usciamo in Natura, spesso noi bambini creiamo grandi paure in voi adulti. Pensate che il rischio sia un’esperienza negativa, da evitare sempre, a maggior ragione per noi bambini, perché giustamente ci volete al sicuro. Ma se lavorate con i bambini o ne avete di vostri, sapete che ci piace fare questo tipo di giochi, quelli che combinano un po’ il piacere della libertà con la giusta dose di paura…
Se ci pensate bene, questo accade anche ai cuccioli di altri animali: ad esempio ho visto un documentario in cui c’erano dei piccoli stambecchi che correvano lungo ripidi pendii e, mentre saltavano in modo buffo in aria, provavano a raggiungere massi molti distanti tra loro, con il rischio di cadere. In un altro, invece, c’erano dei piccoli di scimpanzé che giocavano dondolandosi da un ramo all’altro su alberi alti e distanti e così provavano le loro abilità anche se rischiavano di cadere. Ho notato che le loro mamme li stavano a guardare, controllandoli da distante, ma che non impedivano loro di fare quei giochi… anzi a dirla tutta mi sembrava quasi che fossero contente che i loro piccoli potessero provare queste cose.
Ho anche avuto l’opportunità di osservare crescere tre cuccioli di gatto della mia micia Blacky: da piccolissimi stavano sempre nella cesta, al sicuro, ma quando sono diventati abbastanza grandi e hanno mosso i primi passi hanno subito cominciato ad uscire dalla cuccia e hanno iniziato ad esplorare da soli l’ambiente intorno a loro. La mamma qualche volta miagolando li richiamava, secondo me li sgridava anche, ma per lo più li lasciava fare, sempre attenta, ma anche disponibile a perderli di vista per qualche momento. Crescendo hanno anche cominciato tutta una serie di giochi avventurosi, si arrampicavano ovunque, provavano a saltare spesso cadendo sul pavimento, spendevano un sacco di tempo a giocare in combattimenti tra loro, nelle posizioni più strane. La mamma interveniva solo quando davvero erano in pericolo, come una volta in cui stavano cercando di saltare giù dal balcone di casa.
Allora mi sono domandata perché a noi cuccioli di uomo spesso tutto questi giochi sono vietati? A scuola non possiamo saltare perché rischiamo di farci male, non dobbiamo correre troppo perché rischiamo di inciampare e scontrarci, non dobbiamo salire sugli alberi perché potremmo cadere, non si può uscire quando è brutto perché si rischia di ammalarsi… Che noia!
La mia mamma mi ha però spiegato che ci sono anche grandi che sostengono che i giochi avventurosi possono far parte dei nostri momenti di gioco e che anzi sono una cosa necessaria per noi bambini: io penso che forse è arrivato il momento in cui anche gli adulti devono pensare di darci qualche opportunità in più!
Il punto di vista di Chiara, esploratrice moderata
Bisogna che diciamo le cose come stanno: non a tutti piace andare in natura… a me ad esempio proprio non piace quando andiamo a fare delle passeggiate e rischio di sporcarmi nel fango, o di essere punta da insetti e da erbacce fastidiose… e soprattutto, di sera, camminare nel buio proprio mi fa paura… Non è che non mi piaccia stare all’aria aperta, ma lo voglio fare con i miei tempi e i miei modi.
Spesso con mamma e con i miei fratelli facciamo passeggiate, ma dopo un po’ che io mi lamentavo abbiamo capito che il mio modo di amare la natura è diverso da quello dei miei fratelli, e se in principio la mamma insisteva con me perché fossi più avventurosa, poi ha capito che io ho un modo diverso di vivere questi momenti. Abbiamo concluso che è tutta una questione di attrezzarsi per rendere confortevoli anche per me questi momenti, e di provare attività diverse, magari più tranquille, ma non meno interessanti.
Vi faccio un esempio: Se mia sorella ama arrampicarsi sugli alberi, avventurarsi nel bosco, camminare a lungo, io proprio no! E quindi scegliamo passeggiate dove ci possano essere anche spazi verdi, prati, dove io, con una coperta dove potermi stendere, mi posso fermare…
Quando sei tranquilla in un prato, puoi gustare i raggi del sole o al contrario se fa caldo puoi riposare all’ombra di un albero: anche questo è stare in natura, magari stando fermo, calmo, ma non per questo con meno entusiasmo.
Quando sei lì, seduto, in silenzio, puoi mettere attenzione in cose molto interessanti: si tratta solo di scegliere il gioco e il luogo giusto, anche per me. E poi piccoli particolari, per rendere meno fastidiose certe cose: occorrono le scarpe giuste, perché odio trovarmi con i piedi bagnati e freddi, i pantaloni adatti, per non sentire l’erba che punge, e, in caso di pioggia non solo il giubbotto impermeabile ma anche un ombrello, perché pur non essendo tanto ‘da esploratore’ per me è meglio avere la testa coperta. Se mia sorella salta dentro le pozzanghere, io le evito accuratamente!
Quindi nelle avventure in natura, mi troverete nei paraggi, tranquilla e pacifica, attenta a particolari diversi, magari seduta sotto ad un albero intenta a leggere un libro, o a fare alcuni giochi meno agitati… In natura, sì, ma con moderazione!