Questo giardino è dei miei predecessori quanto dei miei successori,
perché un luogo rassomiglia a un nastro infinito, gli uomini sono semplici motivi impressi su di esso.
Sono soltanto l’allievo e il traghettatore di questa minuscola parte del pianeta.
Viaggi nel mio giardino, il più recente “diario” di Nicolas Jolivot pubblicato in italiano da orecchio acerbo, è semplicemente un dono. Uno di quei libri che non si possono non sfogliare e che, se appena si può, sarà bellissimo custodire.
Il plurale del titolo è, contemporaneamente, un’invenzione e la più pura verità. Un’invenzione perché l’artista compie i viaggi che determinano le sue osservazioni all’interno del giardino della sua famiglia, dunque senza spostarsi da casa, ma è anche la più pura verità perché in quel giardino Jolivot compie viaggi nello spazio e nel tempo, mostrando come sia il nostro sguardo a permetterci di vedere, anche in uno spazio relativamente circoscritto. Come già Haskell nello splendido La foresta nascosta, “convinto […] che la verità della foresta possa essere rivelata in modo più intenso e chiaro dalla contemplazione di una piccola superficie che non indossando gli stivali delle sette leghe per coprire lunghe distanze in un intero continente senza però scoprire quasi nulla” (Haskell, 2012, p. VIII trad. it. 2014), anche Jolivot ci mostra i molti mondi nascosti nel suo giardino.
Lo fa transitando per livelli diversi di osservazione durati quasi due anni, da quella minuta di singoli elementi, a quella più ampia delle trasformazioni di quel giardino nel mondo, e contemporaneamente intreccia un’osservazione stagionale, mese dopo mese, a quella storica, della storia di famiglia che si intreccia con quella del mondo.
Le parole affiancano le illustrazioni, ognuna delle quali apre a nuove osservazioni: elementi naturali come appunti su un taccuino, intere tavole per ritrarre un momento o un incontro, immagini del passato e del presente a sostenere ricordi…
Non basta una sola lettura e la lettura può non essere una sola, permettendo di girovagare tra le pagine alla ricerca della propria chiave di accesso a questo libro che è arte, scienze, storia, ecologia… Una dichiarazione d’amore a un luogo e insieme un’eredità per chi verrà, perché trovi terra sana e avverta “la necessità di prendersi il tempo per guardare e ascoltare ciascuno degli altri ospiti del giardino”. Un libro che è davvero un capolavoro, in mille modi.
MG