Luoghi selvaggi

È uscito in Italia nel 2011 ma è scappato a molti e si sa che i libri scappano velocemente anche dalle librerie e non vengono ristampati. Perciò, per tutti i sognatori della natura veramente selvaggia, ecco, per i tipi di Einaudi, Luoghi selvaggi, di Robert McFarlane (traduzione di Duccio Sacchi), camminatore, esploratore, raccoglitore.
Dopo aver letto questo libro non ci si vergogna più di avere la casa piena di sassi, piume, foglie, cortecce… Passo a passo l’autore ci porta nelle zone di paesaggio e di pensiero più attraenti.
Ma per noi, che guardiamo i bambini, l’estratto più bello di queste pagine che ti hanno lasciato infreddolito su una vetta o immersa in una palude o addormentata in un bivacco sotto le rocce, è il seguente:
“Ma avevo imparato a riconoscere anche un altro genere di selvaticità, per la quale prima ero cieco: quella della vita naturale, la pura forza dell’esistenza organica in atto, vigorosa e caotica. Questa sekvaticità non aveva a che fare con l’ asperità ma con l’esuberanza, la vitalità, il gioco… C’era tanto da imparare da un boschetto di mezzo ettaro ai margini della città quanto dalla vetta scheggiata del Ben Hope: ecco che cosa mi aveva insegnato Roger- un fatto che a mia figlia Lily non c’è bisogno di insegnare. La maggior parte di noi lo dimentica man mano che cresce.”

 

Un estratto dal libro

EB