La scintilla di vita in un seme d’acero

Per chi è innamorato da sempre dei semi d’acero è una grande sorpresa trovarne celebrazione nell’ultimo film prodotto da Pixar, Soul, una splendido viaggio al centro di ciò che chiamiamo anima o forse di ciò che è il legame tra la nostra anima e la vita su questo pianeta.
La ricerca di cui il film ci parla è quella del senso della vita e della motivazione a viverla con amore, volendo bene a se stessi ed al proprio progetto esistenziale.
La risposta sembra da cercare in una visione che invita a tenere a bada le aspettative, a stare lontani dall’inseguimento di successi come via per sentirsi appagati, per valorizzare piuttosto la connessione tra ognuno e le cose che accadono, per mettere in risalto una specificità che è propria dell’umano, l’attribuzione di senso, come esercizio non solo cognitivo ma pregno di significato emozionale, sentimentale e “pieno d’anima” cioè di quel contatto tra noi e l’esterno da noi.
La poetica delle piccole cose, l’importanza di alcuni oggetti che fungono da porte per aprirsi alla magia della vita sulla terra, trova la sua sublimazione nell’immagine del seme di acero, non solo nel suo fluttuare verso il terreno, in quella danza mai uguale che ogni foglia o seme leggero compie volteggiando senza una traiettoria prevedibile e che diventa incanto se intercettata da un raggio di sole, ma in qualcos’altro.
È l’unicità ed insieme la ripetibilità del seme di acero, la sua possibilità di essere raccolto da ognuno e da nessuno, diverso e uguale in ogni sua apparizione, a renderlo l’oggetto simbolo di quella scintilla vitale che va a simbolizzare. La poetica del seme dell’acero è quella di un bene a disposizione di ciascuno, democraticamente abbondante per essere goduto da milioni di persone sul pianeta, raccolto, toccato, osservato, calpestato o ignorato.
La bellezza che scalda nell’incontro con quel seme, con quei semi, è la manifestazione del nostro essere connessi in modo filogenetico con ciò che era prima di noi e che sarà dopo di noi, con ciò che non è antropico ed a cui tendiamo, da cui dipendiamo per stare in equilibrio, la sintonia con l’ambiente naturale e l’energia, vitale appunto, che ne deriva.
È uno sguardo democratico quello che ci propone il film, invitandoci a riconoscere in un banale e molto diffuso seme, la possibilità di sentirci parte della vita, nella sua pienezza che va ben oltre i nostri confini fisici e temporali. È particolarmente bello perché se lo sguardo sugli oggetti artificiali, pur preziosi da un punto di vista della ricerca di senso, sono strettamente legati alla vita di una sola persona, il seme d’acero parla una lingua universale, e come ogni lingua parlata da Madre Natura, ha come destinatario ogni essere umano che voglia entrare in dialogo, è una lingua dunque collettiva, pur nella soggettività del dialogo.
Madre Natura parla una lingua che comunica attraverso canali antichi, sensitivi e percettivi, che non a caso corrispondono alle aree più antiche del nostro cervello, aree che nei bambini sono presenti fin da prima della nascita.
Per questo il film è senza dubbio per bambini, perché loro riconoscono quel linguaggio, gli appartie ed un film necessario per gli adulti che invece hanno dimenticato.
Altrettanto per questo è soprendente che la critica evidenzi quanto non sia un film per bambini, nell’idea che il livello di riflessione che propone sia troppo difficile per il loro pensiero.
I bambini che guardano il film ritrovano ciò che conoscono, perché, se glielo si permette, loro vivono in ogni istante della loro vita l’incanto e l’ingaggio con le piccole cose di natura, e così facendo si costruiscono una propria idea di relazione tra se stessi ed il mondo, incorporando (cioè vivendo attraverso il proprio corpo) un’infinita gamma di sensazioni globali che giorno dopo giorno li appassionano nei confronti della vita perché in quei contatti ritrovano il noto e pure il nuovo, la risposta e le domande.
Altrettanto per questo il film è senza dubbio per gli adulti, perché si affrettino a ritrovare quel contatto benefico e consentire ai bambini di coltivare quello sguardo sempre più a fondo.

Seme d'acero

CDa