Lei è una scrittrice capace di portarti sotto un temporale a fare capriole, sopra i tetti a Parigi, in mezzo ai lupi o tra i ladri a New York, facendoti sentire sempre un esploratore, di storie, parole e mondi.
Stavolta Katherine Rundell lo fa con un libro, Catalogo degli animali inestimabili edito da UTET, che sceglie di parlare esplicitamente della nostra relazione con l’ambiente e in particolare con gli animali, scegliendone 22 a rischio di estinzione. Di ciascuno racconta la storia, anzi una storia, fatta di curiosità e aneddoti, informazioni storiche e scientifiche, citazioni e suggestioni, divertimenti e sorprese: come nel suo stile, niente di sdolcinato, ma una fotografia inedita e anche un po’ eccentrica, che però sostiene la peculiarità di ognuno e mette indirettamente in guardia su cosa si perderebbe se quell’animale scomparisse.
Su questo l’autrice non fa sconti e ricorda le responsabilità che l’Occidente del mondo ha nella distruzione dell’ecosistema globale, con ricadute ben oltre se stesso. Come tante e tanti, ci ricorda che il tempo stringe, ma lo fa invitando a guardare un po’ più da vicino altre specie che con noi abitano questo Pianeta, sperando che così possiamo riscoprirne la bellezza.
“Considerate questo libro – scrive – come un presentatore del circo, con baffoni disegnati, frusta e cilindro. Di per sé non è nulla di che, ma il suo compito è quello di indicare ciò che è, il suo compito è dire: cari amici, che ne dite di guardare, solo guardare, tutte queste cose, e di accogliere dentro di voi lo stupore, l’attenzione, l’amore? Perché l’amore, assieme all’attenzione, negli anni a venire saranno richiesti con urgenza”.
Guardare, solo guardare. Che poi è quello che ogni naturalista più o meno in erba, più o meno dilettante, ha sempre fatto e fa. E pure quello che l’educazione dovrebbe invitare a fare: guardare, solo guardare. E guardando e riguardando coltivare attenzione, sapienza, cura, relazione. Un catalogo di sguardi per aprirne altri su tutto lo straordinario inestimabile che c’è ancora e che vorremmo ci fosse sempre.
MG