Immaginate di disegnare sulla sabbia una linea e di mettervi in uno dei due spazi che la linea separa. Poi immaginate che nell’altro spazio ci sia un bambino e di chiedergli: “dove sei?”. Lui direbbe: “nella mia casa”. Allora voi gli direste: “vuoi entrare nella mia casa?”. Lui vorrebbe entrarci, ma per prima cosa penserebbe “come faccio? Un salto, una capriola in aria… non devo calpestare la riga!”. Poi gli verrebbe un’illuminazione… con il piede cancellerebbe un pezzo della riga e con un passo entrerebbe nella vostra casa. Il pezzo della riga cancellata è la soglia. I bambini le soglie le cancellano e le attraversano con facilità. Noi grandi un po’ meno.
Per i bambini, le soglie si oltrepassano con facilità.
Questo non vuol dire che il segno del limite non venga percepito, tutt’altro. Il limite è ciò che separa, protegge, conforta. È il disegno del recinto, del “dentro” sicuro, sia questo una casa, una stanza, un giardino o un campo da gioco. Ma la fiducia vince; la curiosità verso il “nuovo” e verso l’”altro” pure.
E così i bambini escono fuori, esplorano, conoscono, scoprono…
Lola Ottolini, Fuori, 2015