La city farm: tutta un’altra fattoria

Cinque buoni motivi per pensare uno spazio educativo in forma di fattoria

Quando si cercano esperienze educative immerse nella natura capita di spingersi oltre i confini nazionali per andare a esplorare cosa accade fuori dall’Italia. Capita di imbattersi in realtà consolidate da decenni e che qui da noi stanno muovendo i primi passi, come nel caso della Scuola nel bosco, ad esempio. Analogamente anche in Italia si inizia a parlare timidamente di city farms mentre queste realtà fanno parte della quotidianità dei cittadini di Londra, Berlino, Copenaghen – solo per citare le metropoli europee più grandi – e si sono diffuse in molte città dell’Europa centro-settentrionale già a partire dagli anni Sessanta.

Le city fams sono realtà agricole molto particolari poichè la loro finalità non è produttiva ma sociale, culturale ed educativa. Infatti sorgono in aree urbane, affinchè bambini, giovani e adulti possano avvicinarsi all’ambiente, conoscere gli animali in allevamenti di piccola scala, praticare l’orticoltura e aquisire maggiore consapevolezza rispetto al tema delle risorse naturali e l’interdipendenza col mondo naturale. A seconda dei diversi paesi e delle molte declinazioni che una city farm può assumere, si parla in Francia e nel Belgio francofono di fermes d’animation o fermes d’enfants mentre in Germania vengono chiamate Kinder und Jugendfarm, Aktivspielplatze, Robinson Jugendfarm, Kinderabenteuerhof, Abenteuerspielplatze; in Spagna si usa il termine granjas urbanas, in Portogallo quintas pedagógicas; nel Regno Unito si parla di building activity playgrounds, discovery farms, community gardens, adventure playgrounds e ovviamente city farm; in Olanda si chiamano Jeugdboerderijen, Kinderboerderijen o Gezinsboerderijen mentre nei paesi scandinavi (Norvegia, Svezia e Danimarca) sono diffusi i 4H-gårder (cioè fattorie 4H, direttamente collegate al movimento americano dei 4H Club, dove le 4H stanno a significare heart, hand, head, health). Alcuni di questi termini sono la traduzione letterale di “fattoria urbana” mentre altre definizioni spostano l’attenzione dalla relazione urbanità/ruralità ai campi semantici del gioco, dell’infanzia, della gioventù, dell’avventura, della scoperta, della costruzione, dell’educazione. Come avrete capito, ci muoviamo in un orizzonte ampio e variegato. Anche da un punto di vista materiale, la city farm può assumere l’aspetto di una grande azienda agricola capace di impegnare diversi lavoratori dipendenti o può concretizzarsi in un piccolo orto condiviso dagli abitanti di un quartiere e gestito da un gruppo di volontari. Tutte però lavorano per creare un collegamento tra la vita urbana e quella rurale quale elemento fondamentale per un futuro sostenibile, come recita la mission dell’European Federation of City Farms.

City farm

Le city farm si sono diffuse nelle città come risposta al bisogno di ricucire lo strappo con la dimensione agricola che lo sviluppo post-bellico aveva portato con sè: nascono dunque dal bisogno di accedere a spazi verdi combinato con il desiderio di favorire forti relazioni comunitare e promuovere una riflessione critica su stili di vita sostenibili. Questi spazi risultano da subito luoghi molto frequentati da famiglie e bambini; oltre alla valenza socio-culturale, le city farm offrono interessanti potenzialità in ambito formativo ed educativo. Tra le realtà che sottolineano maggiormente questa interpretazione della fattoria urbana come vero e proprio servizio educativo vi sono quelle tedesche; in Germania più di 170 city farms sono racolte nella BDJA (Federazione tedesca delle fattorie urbane e parchi giochi attivi) il cui obiettivo è favorire lo sviluppo armonico del bambino attraverso pratiche educative orientate al contatto con la natura, alle attività manuali, alla relazione con gli animali e la creatività. Nella Jugendfarm, i bambini e le bambine sperimentano possibilità e limiti del proprio corpo attraverso il movimento, alimentano il loro desiderio di scoperta e vivono la natura in modo autonomo, si prendono cura degli animali e degli ambienti in cui vivono, si impegnano assumendosi dei compiti imparando il senso della responsabilità sociale e della cooperazione.

Perchè una fattoria offre interessanti potenzialità al sostegno della formazione delle persone? Perchè allestire uno spazio educativo in forma di fattoria?
1. Perchè la fattoria è un esempio di equilibrio, convivenza e interdipendenza tra la dimensione umana e quella naturale/animale; la fattoria è una comunità variegata, abitata da creature diverse ognuna delle quali ha i suoi spazi e trova risposte specifiche ai suoi bisogni.
2. Perchè è una comunità che potenzialmente non produce rifiuti, in cui nulla va sprecato: è un piccolo esempio di “economia circolare”.
3. Perchè la fattoria è un contesto diversificato, in cui ogni persona può trovare ciò che la interessa: la stalla e gli animali, l’orto, la falegnameria, i laboratori, spazi per il lavoro, spazi per il movimento, spazi per il riposo… Per questo è un contesto inclusivo.
4. Perchè coinvolge l’individuo in modo globale, in ogni suo aspetto: cognitivo, emotivo, motorio, sociale, creativo.
5. Perchè la fattoria è un ambiente soggetto a continuo mutamento: cambia in continuazione, col tempo metereologico e con le stagioni, con le nascite e le morti degli animali che la abitano. Come ogni luogo in cui è forte la presenza della vita è in continuo divenire. Proprio come ogi individuo.

Possiamo chiamare le city farms “fattorie di finzione” richiamandoci alla finzionalità come tratto distintivo dell’agire educativo nel senso proposto da Riccardo Massa: una finzione che conferisce autenticità all’esperienza. La fattoria urbana è un mondo altro entrando nel quale si prende parte attiva a una messa in scena apparecchiata dagli educatori: all’interno di questa dimensione finzionale e protetta è possibile fare esperienze autentiche e intense, capaci di offrire occasioni di riflessione e rielaborazione di alcuni aspetti della vita per tornare alla quotidianità del vissuto con un maggiore ventaglio di significati, dunque un maggior grado di consapevolezza di sè e del mondo.

Per approfondire:
Il sito dell’European Federation of City Farms: www.cityfarms.org
Il sito della Federazione tedesca delle fattorie urbane e parchi giochi attivi (BDJA): www.bdja.org
Il video delle Jugendfarm tedesche (BDJA): https://www.youtube.com/watch?v=-Mx_m7ItViM

Grazie a Massimo Pini e Erica Brioschi, educatori della city farm SBA-Raglio (Spazio per Bambini Agricoli – Raglio) di Mezzago (MB), per il racconto di un altro modo per stare connessi con la natura!