Basta rientrare da scuola passeggiando (o saltando…) per scatenare domande curiose (e competenti):
“Pecché le scalpe sono diventate scule?”
“Pecché l’acqua è fedda dento i piedi?”
“Pecché l’ombello si bagna dento se lo giro?”
“Pecché l’acqua fa le bolle?”
“Pecché c’è il cielo per terra?”
Scienze, fisica, arte, filosofia… quante “materie” per la conoscenza del mondo, in una passeggiata!
Lungo la strada, a casa, a scuola, fare esperienza nel proprio ambiente di vita permette il sorgere di domande spontanee, significative proprio perché nate dal fare. Sono domande complesse, che riguardano aspetti scientifici oppure filosofici, ma che in ogni caso mirano ad esplorare il senso delle cose.
È qui che l’adulto può avere un ruolo importante: prima nel mettere a disposizione contesti che permettano a quelle domande di emergere in tutta la loro ricchezza – e più i contesti sono ricchi, più lo saranno anche le domande -, poi nell’accompagnare ad esplorare delle ipotesi, più che nel dare delle risposte. Quando si danno domande aperte, è molto più interessante che ciascun bambino possa formulare le sue teorie e metterle in dialogo, piuttosto che arrivare subito a soluzioni già date. E il mondo, in questo, è maestro per eccellenza.