Un articolo pubblicato su F, con alcuni nostri spunti per vivere la natura anche d’inverno.
Più felici e intelligenti, sani e sereni: così sono i bambini che tutti i giorni stanno un po’ all’aria aperta, a contatto con la natura. E allora, anche se è inverno non rinchiudere tuo figlio in casa: coprilo bene e portalo fuori, perché la scienza dimostra che stare all’aperto, anche nella stagione fredda, rafforza il sistema immunitario e lo fa ammalare meno. Non solo, uscire stimola la mente e migliora il rapporto con la realtà, gli altri e se stesso. E la bella notizia è che non hai bisogno di andare in cima a una montagna o in mezzo a un bosco per ottenere questi benefici. Se riesci a farlo tanto meglio, ma ricorda che anche la città offre molti spunti per avvicinarsi alla natura. Noi di F ne abbiamo trovati alcuni, sono semplici e facili da mettere in pratica, subito. Vuoi sapere dove portarlo? Leggi qui:
Al parco, in giardino, in cortile: Qualsiasi luogo tu scelga, quello che conta è che il bambino si trovi in uno spazio all’aperto dove sia libero di saltare, correre, sporcarsi. Quante volte in casa gli ripeti: “stai fermo”, “stai zitto”, “fai piano”? Facci caso. Ecco, all’aperto non hai più bisogno di inibirlo e puoi finalmente assecondare un suo istinto primario: il bisogno di muoversi. E se il corpo si sente bene, anche il cervello funziona meglio: numerosi studi dimostrano che dopo aver giocato all’aperto aumenta la capacità di concentrarsi. E allora prima di fare i compiti concedigli un momento per liberare le energie che ha a disposizione, sia corporee che mentali. Bastano anche 10 minuti per ricaricarsi, ma devono essere dieci minuti in cui è lui a decidere cosa a fare, a assecondare le proprie esigenze, senza schemi, senza programmi imposti da adulti. E vedrai che si metterà sui libri con un nuovo spirito, rigenerato.
Ovunque ci sia un albero: Gli alberi sono il simbolo della natura per eccellenza e sono anche l’elemento naturale più diffuso: tutti i bambini nel quotidiano ne incontrano uno. E rami, foglie, tronco, radici esercitano su di loro una grande suggestione. L’albero, a partire dalla sua dimensione, è qualcosa di imponente, qualcosa di più alto di un bambino e quindi lo stimola a alzare gli occhi per essere osservato e a modificare così la sua prospettiva abituale. Non solo, una pianta è una rappresentazione perfetta della vita: ci sono momenti in cui è rigogliosa, altri in cui perde le foglie e mostra segni di stanchezza e dopo di ripresa, ci sono poi eventi che la segnano e lasciano delle cicatrici sulla corteccia. Ogni albero ha una storia unica e speciale, proprio come ogni bambino.
Sul balcone: Non servono ettari di terra in campagna, anche il terrazzo di casa, e se non c’è il davanzale della finestra, possono essere l’occasione per coltivare un vasetto di erbe aromatiche, una verdura, un frutto, un fiore. Non ci vuole una laurea in agronomia, tranquilla: puoi trovare le nozioni base della botanica in un semplice manuale o su internet. Vale la pena farlo perché cercare di far crescere una pianta insegna al bambino a sentire vicino a sé il calore di qualcosa di vivo e prendersene cura, a relazionarsi e sentirsi responsabile per un altro essere vivente. Ed in generale, coltivare una pianta insegna a gestire l’attesa, l’aspettativa e anche la delusione, perché può capitare che si secchi. Fa parte dell’imprevedibilità dell’esistenza: la natura aiuta i piccoli a entrare in contatto con la possibilità che non tutto vada sempre bene, anche se ci si è impegnati. Imparare a gestire questa frustrazione è un momento di crescita fondamentale per il bambino. È venuto il momento di iniziare: appena hai occasione, regala a tuo figlio una bustina dei semi, oppure puoi semplicemente usare quelli che hai in casa: la prossima volta che sbucci una mela o mangi un mandarino e incontri un semino invece di eliminarlo proponi al piccolo di andare sul terrazzo a piantarlo. E poi quando uscite potete divertirvi a osservare quante cose intorno a voi nascondono dei semi.
Sotto la pioggia: Piove, stiamo in casa. Sei sicura sia la scelta migliore per il tuo piccolo? I bambini sono naturalmente attratti dalla pioggia, adorano saltare nelle pozzanghere, assaggiare il sapore delle goccioline che cadono dal cielo, sentirle mentre toccano le loro manine. Perché privarli di questa gioia? Oltretutto, fare delle esperienze positive con la natura è un investimento che facciamo per il futuro dei nostri figli. Perché una cosa è certa: si ama quello che ti dà emozioni. Entrare in contatto diretto con gli agenti atmosferici: pioggia, neve, vento li aiuta a imparare a conoscere e rispettare il Pianeta e la sua salute, che mai come in questo momento si trova in crisi. Un consiglio è fare questo tipo di esperienze quando hai un po’ di tempo a disposizione e non devi correre per andare a lavoro: prima imparate a gustarvi la pioggia con tutta calma e anche nel quotidiano inizierete a vederla in modo nuovo. E attenzione all’abbigliamento: obbligatori gli stivaletti da pioggia che vi permettono di muovervi in tutta libertà, pantaloni impermeabili e mantelline per non sentire il bagnato addosso: stare fuori deve essere un piacere e un’occasione da non perdere per gustarsi il mondo da una prospettiva nuova, insolita, perché quando piove tutto cambia e assume un aspetto diverso. E poi il rientro avrà tutto un altro sapore e un modo per apprezzare di più quello che si ha in casa. E se riesci a portarlo in montagna o arriva una bella nevicata in città fagli infilare i guantini per giocare a pallate e fare il pupazzo, ma lascia anche che stia per un po’ senza e tocchi la neve, che provi la sua consistenza particolare con le sue manine. Osservate poi i fiocchi che cadono: fagli notare che sono uno diverso dall’altro, come tutte le cose speciali, lui compreso.
Camminare: Andare a piedi non è un semplice mezzo di trasporto, un modo vintage per andare da un posto all’altro, ma un’occasione per esplorare, imparare e stupirsi, perché lungo la strada ci sono ovunque disseminate delle tracce di natura, tutte da scoprire: un ciuffo d’erba che esce da un fessura tra due palazzi, un’aiuola al centro di una rotonda, i sassi del cortile della scuola. Attenzione, però, a non fare come noi adulti che pensiamo solo a andare dritti alla meta, iniziamo a prendere esempio dai bambini che camminano con le gambe e con gli occhi: si fermano, si soffermano su qualcosa che richiama la loro attenzione, vanno avanti e se c’è un elemento che li interessa tornano indietro. Assecondiamo la loro curiosità e aboliamo la parola “sbrigati”, che troppe volte ripetiamo ai piccoli nelle nostre giornate costipate di impegni. Ricorda, infine, che camminare è una delle grandi tappe di crescita, insieme al parlare. Spostarsi significa imparare a orientarsi, a costruirsi dei punti di riferimento, a andare con le proprie gambe. Insomma, a diventare grandi.
Da F, dicembre 2016